Debora dentro



C’era un terrazzo, e c’era un ragazzo. Con gli abiti di piume e lo sguardo al vento, tra i gerani cantava il suo maggio.

C’era la folla giù, faceva freddo. Carnevale di pellicce, quest’anno. Coriandoli di nuvole fluttuavano fino al terrazzo.

E c’era un raggio di sole, solo come un altare di pietra. Brillava su specchi lamiere e finestre, con giochi di bimbo felice.

Il ragazzo rideva degli uomini, godeva del raggio di sole, dell’acre profumo dei fiori e dei riflessi di pietre dorate.

La sera venne furtiva, gli alberi e i muri inghiottì. Il ragazzo cercava nel buio una piuma, una voce, un ritornello.

Il suo canto di stelle dipingeva faville sottili, e nel buio, nel silenzio, nel vuoto, una lacrima d’acciaio scivolò.