L'italiano (te)nero



Chiunque abbia più di trent'anni conosce a memoria le parole, la melodia, gli accordi del mega tormentone iperrealista di Toto Cutugno (premiata ditta Cutugno - Minellono) "L'italiano". Non c'è verso di staccarsene, ma non ci si può nemmeno staccare da quel ricordo comune: non si può dire che non ci appartenga da quasi 25 anni. Sembra preistoria, sembra ieri, ma la canzone è del 1983.

Cutugno la presentò a Sanremo e quell'anno ci fu una delle solite porcate, passata per la prima sperimentazione del suffragio universale a fini ludici (ora la democrazia ci è entrata dritta in casa col televoto!): i cittadini potevano votare tramite le schedine del Totip, associando una preferenza musicale ad una giocata, mentre la solita giuria di persone esperte, competenti ed imparziali giudicava le canzoni dall'alto del potere conferitole.



La vincitrice del Festival fu una certa Tiziana Rivale con "Sarà quel che sarà", riesumata qualche tempo fa da Limiti nella sua tragica trasmissione pomeridiana e poi riposta nel sacello come reliquia del tempo che fu. Ma è inutile dire che a furor di popolo la canzone più votata dagli italiani fu proprio "L'italiano", la quale è tuttora il brano più cantato nei pullman (con Azzurro e Albachiara), e quello più richiesto dagli emigrati alle prese con pizza e ragù.



Confesso che la mia emozione nel sentirla è sempre viva, e forse per le parole un po' tristi, per la mania italianissima per il calcio, per il fatto che alluda a Pertini e ai Mondiali dell'82, la associo alle esperienze fallimentari e/o sfigatissime della Nazionale da Messico '86 a Francia '98.

(Come? C'è stato un mondiale anche in Giappone nel 2002? E si giocava anche in Corea? Moreno? E ci cazzè, quello di Rockfeller?)

Insomma, diciamola tutta: il po-poppò-poppoppoooo-pooooo dell'estate scorsa ha messo un po' da parte l'atmosfera di delusione e la naftalina dalle bandiere che ci affliggevano da anni.



Qualche minuto fa ho sfogliato il booklet di Cristicchi, prima di ascoltare i brani, e ho notato che la prima traccia del suo ultimo CD "Dall'altra parte del cancello" è proprio "L'italiano". "QUELLA ORIGINALE?" mi sono chiesto subito... Ho visto autori, anno di incisione... e mi sono intristito un po'. "Che schifo" pensavo "anche Cristicchi che si commercializza, canta la canzoncina famosa, bla bla bla". Comincio ad ascoltarla e mi accorgo prestissimo che è molto distante dall'originale...









...e alla fine piangevo come un vitello! E' BELLISSIMA! Quell'uomo è un genio!

GRAZIE SIMONE!