La gatt d M'gnikk*

C'era una volta, in un paese di mare della solatia Puglia, un tipo che si chiamava M'gnikk**. Noi l'avremmo chiamato probabilmente Mimmo.
La guerra infuriava al di là degli uliveti e delle colline e a tavola si mangiava pane e povertà. Beh, veramente il pane si mangiava quando c'era.
Un bel giorno di primavera al generoso M'gnikk venne ricompensato un favore con due chili di alici appena pescate di contrabbando. Due chili di alici tutti per lui, una fortuna che non capitava spesso.

Arrivato a casa con una fame da lupo, dovette scansare più volte la sua gatta, ovviamente altrettanto affamata. Lei sapeva che le sarebbero arrivate le teste e le code, ma cominciò comunque a fare le feste al suo padrone e ad assaltargli le caviglie.
Mentre stringeva a sé l'involto di carta grezza, annusando con voluttà l'intenso odore di mare, il nostro M'gnikk fu colto da un dubbio enorme: Ma ora come le preparo queste splendide e lucenti alici? Fritte no, perché ci vuol troppo olio e l'odore farebbe insorgere il vicinato: "Ma tu vedi a quello: viene a chiedere la farina in prestito e poi non ci dà nemmeno un po' di frittura!". E le alici sono poche perfino per me! Arrostite nemmeno: ci vuole troppo tempo per preparare i carboni e la fame è assai. Ho capito! Me le mangio crude e marinate, così non si sente l'odore e devo solo chiedere alla vicina una foglia di prezzemolo.

M'gnikk prese uno spicchio d'aglio dalla serta, dell'aceto, un cucchiaio di prezioso olio dalla giara. Poi posò il cartoccio sul tavolo e andò dalla vicina a chiedere un po' di prezzemolo.
Eh, ma lei aveva visto tutto: da quelle case senza porte e senza finestre si entrava e usciva liberamente, e il povero M'gnikk non avrebbe mai potuto passare inosservato con un pacchetto di quel tipo tra le mani.

E chi te l'ha dato? Quello di dietro alla torre? E come mai? Neh, ma sono fresche almeno? Ah, pensa, di stamattina! E quante sono? Ah, solo sei alici? Beh, saluti a signoria!

Scivolò via in casa sua, dopo l'interrogatorio a scopo di estorsione, con le foglie di prezzemolo in mano e tanta fame da soddisfare. La gatta dispettosa e affamata aveva quasi finito di divorare l'intero bottino. M'gnikk le urlò contro le peggiori parolacce e cercò di afferrarla, ma lei, con l'ultima alice in bocca, infilò l'uscio di casa e scappò per la strada. M'gnikk non si arrese e la rincorse per tutta la via. La gatta, un po' scema ma decisamente soddisfatta, si infilò in una finestrella cieca e terminò così la sua fuga tra le mani ansiose di vendetta del nostro affamato M'gnikk.

La gatta fu tenuta per la collottola fino a casa, e subito cominciò il processo pubblico. La gente, incredula di fronte a tanta ira - ma si sa che la rabbia e la fame fanno molto chiasso -, si fermò intorno a M'gnikk e uscì perfino la vicina di casa, che sapeva tutto o quasi.

Tutte le discussioni tra l'accusa e la difesa si svolsero in un clima a dir poco infuocato, con M'gnikk deciso a far fuori l'animale e la gente che non gli credeva affatto - come poteva uno spiantato del genere aver comprato ben due chili di alici al mercato nero?
Venne fuori la vicina di casa, con la sua voce stridula e mise tutti a tacere: "Pesiamola! Se è vero che ha mangiato due chili di alici, deve pesare almeno tre chili e mezzo, forse quattro chili!"

Si diressero tutti alla pesa del forno. Prima salì M'gnikk con la gatta in mano, poi la consegnò alla vicina e si pesò senza gatta. La differenza era di due chili e mezzo. Più o meno sei alici, pensò la vicina.

Così la gatta fu liberata, M'gnikk fu deriso e lasciato alla sua fame e la vicina, da pettegola universamente riconosciuta, guadagnò la fama di persona retta e giusta.
E quando ci si trova davanti a misteri inspiegabili come le quantità contabilizzate che non corrispondono al vero, oppure a persone che mangiano come delle betoniere e non ingrassano, nel bel paese di mare della solatia Puglia si nomina tuttora la fortunata e soddisfatta gattina: "La gatt d M'gnikk si mangiò due chili di alici e pesava due chili e mezzo!".

Sipario.


* La storia, dedicata ad un Baol, l'ho immaginata prendendo ispirazione dal detto finale (realmente esistente) e dal commento che mi ha scritto il Baol nel post precedente.
**Era probabilmente diminutivo di Domenico. La trascrizione giusta dal dialetto sarebbe Megnicche, ma non rende affatto l'idea.