(E, dopo millant'anni, torna la richiestissima rubrica sui miei sogni da psicopatico. Ebbene sì, nel giro di tre anni questa è solo la terza volta che ricordo un sogno... E CHE SOGNO! Vi pentirete di averlo letto!)

Tutto in una notte

E' notte. Sono per strada, alle spalle del mio palazzo in infradito, boxer bianchi e maglietta bianca. Non so da dove torno né dove sto andando, ma trovo acceso il locale accanto al mio garage (che nella realtè ospita un supermercato): è la stanzetta di O., che canta, suona, si fa la doccia... pare tutto insieme, e questo mi incuriosisce, poiché rimango a guardare la luce accesa attraverso la finestrella.
Sento arrivare qualcuno dal garage e mi ricordo di essere seminudo, cerco di scappare, ma è troppo tardi: una bellissima donna in nero sale ma io la evito scostante, non so nemmeno se la saluto. Davanti al portone chiuso del garage mi accorgo anche di non avere le chiavi. Ma che...?! Anche O. sta scendendo e non voglio farmi vedere! Alla disperata, abbasso la maniglia... E SI APRE! Corro dentro, ma il garage è stranamente popolato.
Ci sono due ragazzi e un gatto che non mi guardano e io, sempre perché sono seminudo, cerco di passare tra le (poche) auto per raggiungere il mio stanzino. Sto per aprire la porta, quando arriva una ciurma incredibile di ragazzi, saranno stati una trentina o anche più, di tutti i tipi, le altezze, i colori... guidati da un bel ventenne con modi da capetto. Mi passano davanti ed entrano tutti nello stanzino. Io dico che quello è roba mia, ma dal loro confabulare capisco che è successo qualcosa di grave.
Mi affaccio nello stanzino... e infatti è molto diverso da com'è in realtà: gigantesco, luminosissimo, dipinto di fresco tutto di rosa, con ancora le strisce di vernice, con diversi mobili dall'aria molto preziosa in noce e radica, una specie di mobile da sagrestia sulla sinistra... continuo a sentire che la gente confabula su morti, feriti, mia madre, un'altra persona... io penso subito ad un incendio e voglio solo tornare a casa per capire meglio.

No, non vado a casa, ma mi portano in uno squallido posto a metà strada tra ospedale, convento e convitto: tutto pulito e lucido ma completamente deserto, con corridoi di macadam incerato, volte altissime e grandi finestroni.
Sono in uno studiolo con il parroco e una donna. Già a vederlo, il tizio, mi si è rivoltato lo stomaco, ma mi sforzo di essere gentile e chiedo cos'è successo.
Lei mi chiede di aver pazienza, perché sarà lui a dirmelo. Il parroco intanto armeggia con una specie di lettore CD/MP3 dalla forma stranissima: ha una ribalta azzurra davanti che probabilmente contiene gli altoparlanti e bisogna tenerla alzata per ascoltare. Mi dice di ascoltare questo brano (capisco che è Little star di Madonna, in una versione remix da schifo) e poi ne avremmo parlato.
Ascolto per qualche secondo, ma poi chiedo di andare in bagno - evidentemente anche solo a rivederlo in sogno il mio intestino si ribella! Mi portano alla fine del corridoio e c'è una grande vetrata che dà su un cortile interno (nella realtà è simile all'ospedale della mia città). Il parroco dice: "Guardalo, anche lui [parole incomprensibili]", io non capisco, non so dove/chi guardare. "Il cane!" dice... e io metto a fuoco meglio, oltre il sole e il riflesso sul vetro e vedo un molosso "sorridente" dall'altra parte. Io mi spavento perché è veramente molto grande e torno a cercare il bagno.
Lo trovo, ma è uno stanzone gigantesco, assolato, nel quale immagino che i "box" siano più che roventi... ed è popolato da donne perché sento parlare. Rinuncio al bagno e, sempre con la canzone nelle orecchie, torno allo studiolo.
"E' successo qualcosa a mia madre!"
"Sì, lei non c'è più"
"Ma cos'è successo? Sono qui perché non devo saperlo? Non saprò mai quello che è successo, vero?"


E poi il risveglio. Segue Maalox per tutti.