Ciabatte



Mia madre ha rotto tre quarti di minchia con la storia delle ciabatte: dieci anni fa comprò un paio di ciabatte chiuse al mercato, di una marca ben precisa. Erano belle, foderate di pelliccia, col tacco non troppo alto ma nemmeno troppo basso, comode, bla bla bla...

Adesso sono diventate dei relitti (ebbene sì, le indossa ancora!): la suola non esiste più, la pelliccia è evaporata da tempo, si stanno scalcagnando e, particolare più rilevante, PUZZANO in modo incredibile (non perché a mia madre puzzino in modo particolare i piedi, ma i materiali, essendosi degradati, sono più difficili da pulire e assorbono più umidità)! Diciamo che è come avere nello sgabuzzino un Arbre Magique fatto con una carogna appesa per le budella.



Credo che la Divinità Universale (non solo quella dei Cristiani, mica è così potente!) abbia voluto punirmi in modo adeguato quando ho fatto notare a mia madre la scia verdastra che emanava con le sue ciabatte. La sua frase "Andiamo a comprare le ciabatte!" risuona ancora tra le mura della mia stanza, poiché una mattina decise di affrontare il mercato. Anzi, I mercati! Non le basta quello nostro, ma ci ha provato anche nelle città vicine. NIENTE! Non ne producono più! Sono andato perfino sul sito dell'azienda produttrice, e gliel'ho fatto vedere, ma lei ha affermato combattiva: "Tanto devo fare che le devo trovare". E le vuole IDENTICHE!



Tradotto: "Per le prossime settimane, fai il cazzo che vuoi, ma mi scarrozzerai per tutta la Puglia finché non trovo le ciabatte, altrimenti ti taglio i viveri, stronzetto!"