dicembre 31, 2010 dicembre 31, 2010
Addio 2010



Fra poco porterai via i tuoi ultimi respiri, i tuoi ultimi secondi, mentre in Nuova Zelanda già non ci sei più da un pezzo e la gente dorme nel 2011.

Volando per non so dove, ti porti via il mio amico più caro, cacciato via dalla tua complice prediletta, la mia impulsività.

Porti via con te le tre cose alle quali più tenevo al mondo: il mio gruppo di amici, il mio coro e il mio gruppo di percussioni. Negli ultimi dieci giorni sei riuscito a metterti sulle spalle un peso così grande: 15 anni di amicizia, 8 anni di coro e 4 di percussioni.

Porti via anche i cinque chili che avevo perso e i quattro mesi senza sigarette, per non farmi sentire eccessivamente l'horror vacui. Lo so, lo fai per me.



Visto che vai via, e che non ti vedrò più, ti prego... prima di andartene definitivamente, accogli il mio sereno, cordiale e consapevole VAFFANCULO.



Amen.
dicembre 18, 2010 dicembre 18, 2010
Personalissimo Post sotto l'Albero 2010




Col naso in su




Per le strade di una grande città un bambino vaga da solo alla ricerca di un po’ di calore. Si avvicina il Natale e tutti si affrettano a comprare regali per i propri cari, giocattoli per i più piccoli, biglietti di auguri per i parenti lontani. Il bambino gioca con le nuvolette di fiato, soffia sulle mani e le risucchia, poi soffia ancora per scaldarsele, continuando a camminare in quella via piena di luci. Talvolta si perde nelle luminarie, conta le lampadine, di filo in filo si incanta ed inciampa nei piedi dei frettolosi passanti. I palazzi sono troppo alti, gli sarebbe piaciuto vedere anche qualche stella vera, per confrontarla con quelle elettriche nelle vetrine dei negozi. Ahmed gira per le strade col naso in su, cercando tra gli spicchi di cielo nero le stesse stelle del paese di suo padre, quelle mille stelle che parlano ai bimbi di dolci e calde notti. Inciampa in una mattonella sconnessa e cade; non piange, si rialza e ricomincia a camminare guardando in alto. Soffia ancora tra le mani, il calore effimero del fiato placa per qualche istante il freddo. Un fiocco di neve. Un altro. Ahmed segue con lo sguardo i fiocchi che, usciti da qualche buchetto del cielo nero, scendono lenti. Forse le stelle sono i buchetti dai quali escono i fiocchi. Forse sono piccoli pezzi di sole che cadono. Il bambino corre a bocca aperta per riuscire a mangiarne qualcuno, per riscaldarsi un po’. I fiocchi sono veramente tanti, pungono il viso, sono freddi, ma se solo riuscisse a mangiarne uno, sarebbe bellissimo. Se solo riuscisse a mangiarne uno, potrebbe sorgere il sole per riscaldare la terra. Ahmed salta e poi serra le labbra. Se solo riuscisse a mangiarne uno, fiumi di cioccolata fusa comincerebbero a inondare le strade.



Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. SETTE. Potrei comprarmi una villa gigantesca in Sardegna, in riva al mare, con una dépendance per gli amici, che potrebbero venire a trovarmi quando vogliono. E, a bordo piscina, fare l’alba ogni notte e poi dormire tutto il giorno. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. VENTUNO. Mamma mia, farei il giro del mondo più volte, senza bagagli, senza pensieri, con le persone più care. Sarebbe festa tutto l’anno. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. CINQUANTUNO. Meglio che ora torni a casa, è tardi e la mamma avrà sicuramente già messo la pentola sul fuoco. Che bel giubbotto, proprio il colore che mi piace. Per Natale potrei regalarmelo. Chissà quanto costa. Trecentosessantanove euro. Ammazza. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Sessantanove più tre. SETTANTADUE. Quante lampadine quest’anno, sono proprio deliziose. Due quattro sei otto dieci dodici. Il tram. La targa. 789. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri.  Settantotto più nove. OTTANTASETTE. Quattordici sedici diciotto. Sarà l’ultimo dei sei numeri. Ventisei ventotto trenta. Ma vedi un po’ se devo stare col naso in su a contare le lampadine. Cinquantadue cinquantaquattro cinquantasei. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Ottantadue ottantaquattro otta… MA CHE… BAMBINO, E GUARDA DOVE METTI I PIEDI! Ma guarda un po’ questo sbadato che guarda in aria! Ho perso il conto! MERDA!
dicembre 15, 2010 dicembre 15, 2010
L'unico post al mondo con il titolo alla fine.



Carota, uovo o caffè?



Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare.



Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro.

Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l'acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò carote, in un'altra collocò uova e nell'ultima collocò grani di caffè. Lasciò bollire l'acqua senza dire parola. La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre.

Dopo venti minuti egli spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in una scodella. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in un terzo recipiente. Guardando sua figlia, le chiese: "Cara figlia mia, carote, uova o caffè?



La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote: ella lo fece e notò che erano soffici. Le chiese quindi di prendere un uovo e di romperlo: mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l'uovo sodo. Poi le chiese che provasse il caffè, ed ella sorrise deliziata mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò: "Cosa significa questo, padre?"



Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, "l'acqua bollente", ma avevano reagito in maniera differente. La carota arrivò all'acqua forte, dura, superba; ma dopo avere passato per l'acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. L'uovo era arrivato all'acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l'acqua.

"Quale sei tu, figlia?", le chiese. "Quando l'avversità suona alla tua porta, come rispondi? Sei una carota che sembra forte, ma quando l'avversità ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza? Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, una pietra durante il tragitto diventa duro, rigido e impenetrabile? Con uno spirito ed un cuore indurito? O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l'acqua, l'elemento che gli causa dolore. Quando l'acqua arriva al punto di ebollizione, il caffè raggiunge il suo miglior sapore.

Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai sì che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che illumina la tua strada davanti all'avversità e quella della gente che ti circonda. Per questo motivo non mancare mai di diffondere la tua forza e la tua positività a chi ti circonda come il dolce aroma del caffè!".

Tu cosa sei? Carota, uovo o caffè?




Sono un uovo
dicembre 14, 2010 dicembre 14, 2010
Voglio scendere!



Voglio abbandonare questa vita, gli errori che ho fatto e che continuo a commettere. E' troppo per me, è troppo doloroso.

Come si può vivere con tanto dolore in corpo?
dicembre 09, 2010 dicembre 09, 2010
Ah, se solo sapessi com'è brutto non essere te.



Corollario:

Non ti ho mai amato, quindi non ti odierò; non ti ho mai abbracciato, quindi mai ti torturerò.
dicembre 06, 2010 dicembre 06, 2010
Punti di vista







Negli USA:

Un gruppo di uomini vestiti in viola festeggiano sorridenti la demolizione del vecchio stadio di football. Armati di detonatore, sono pronti a vivere un sogno: è il primo passo per la costruzione di un nuovo e più moderno stadio dove sostenere la squadra del cuore.



In Italia:

Un gruppo di uomini vestiti in viola festeggiano sorridenti la demolizione del vecchio stadio di calcio. Armati di detonatore, sono pronti a vivere un sogno: è il primo passo verso un appalto milionario per la costruzione di un nuovo e più moderno stadio dove giocherà una squadra qualunque, chissà quando, chissà se.
dicembre 04, 2010 dicembre 04, 2010
In media ci sto dentro - La Pina







How can U feel when your baby's gone. How can U feel when your friend is gone.

You try to turn, you pray all night. You try to turn, you cry all night.



Ascoltami perché ti sto pregando non so chi sei ma so che puoi e adesso c'ho bisogno. Concedimi, se hai un minuto libero di chiederti un poco di attenzione e privacy, di solito è da sola che mi sbrigo, in media ci sto dentro e sopravvivo ma questa volta meno e mo' ti spiego:

Per effetto del medesimo incantesimo qui spariscono persone come in preda a un esodo e visto che l'ennesimo si è dato mi chiedo dove va tutta 'sta gente che non ho neppure salutato. Concedici i supplementari giusto il tempo di un minuto, stai un secondo muto, regalaci un minuto di realizzo, spazio, un posto per nasconderci lo strazio, che cazzo, non e' chiedere tanto, rispetto a cio' che in cambio, io asciughero' il mio pianto ma tu restami accanto.



How can U feel when your baby's gone. In media ci sto dentro e sopravvivo.

How can U feel when your friend is gone. Ma questa volta meno.

You try to turn, you pray all night. Tutta la notte...

You try to turn, you cry all night.



Io per ogni storia voglio un tot di Giga di memoria perché non muoia mai neanche un file perché rimanga lucida, fino all'ultima emozione perche' se perdo colpi ricordi storpi fan confusione ridammi il nome se lo perdo, il verbo se lo scordo, non voglio darmi vinta, una spinta se mi fermo ma dacci una misura anche nel crederti, purtroppo capita, fedi di plastica vogliono venderti.

Misericordia per la mia vendetta accetta lo scalpo del nemico che mi spetta, è un dono, e sai che solo a te chiedo perdono, se tu fai la tua parte io non abbandono.



How can U feel when your baby's gone. In media ci sto dentro e sopravvivo.

How can U feel when your friend is gone. Ma questa volta meno.

You try to turn, you pray all night. Tutta la notte ci provo.

You try to turn, you cry all night.



Tu mi conosci e sai come mi piglia prima di tutto mi familia, so che si raccoglie quello che si semina

ma un occhio di riguardo a mia sorella Elena e non è una delega, sorveglia quelli in crescita oggi e domani, Matilde e Shani, scalda le mani di chi si arrangia, di chi non mangia, perché qualcuno si è servito doppio, se tu sei l'oppio stona questi popoli, ritira i diavoli, mandaci in soccorso gli alleati, messi alati, soldati, qualcuno dalla nostra, non voglio niente a gratis, so quello che costa ho fede quanto basta e già conosco la risposta. Non dubito: in cambio le mie rime sul tuo pulpito ma tu intervieni subito, ti prego, ricorda la masnada di scampati per un pelo, gli spostati senza credo, lo so che sai distinguere il falso dal vero.



How can U feel when your baby's gone. In media ci sto dentro e sopravvivo.

How can U feel when your friend is gone. Ma questa volta meno.

You try to turn, you pray all night. Tutta la notte ci provo.

You try to turn, you cry all night.



How can U feel when your baby's gone. Tu mi conosci e sai come mi piglia.

How can U feel when your friend is gone. Prima di tutto mi familia.

You try to turn, you pray all night.

You try to turn, you cry all night.
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Ovviamente, come ogni anno, ho contratto un raffreddore particolarmente violento.

Invece che concentrarsi sulla trachea, stavolta si è manifestato con una rinite assolutamente resistente a TUTTO.

Il muco è diventato subito giallo, quindi al secondo giorno ho cominciato con l'assunzione di antibiotici.



Per sbloccare il naso l'unico farmaco che mi fa effetto è la Rinazina, ma ormai l'ho presa così tante volte e per anni, che ogni volta che la spruzzo ho come la sensazione di farmi gli sciacqui con l'acido muriatico.



Quindi ho provato con le irrigazioni di soluzione fisiologica. La durata dell'effetto è tre secondi netti, poi si ri-tappa tutto, lasciando la sensazione di aver fatto una capriola in mare senza soffiare... e un gran mal di testa.

Canfora naturale: niente di niente.

Inalazione di semi di nigella sativa: mango po' cazzo.

Rinogutt: acqua fresca.



Alla fine sono andato dal medico, perché non respiravo più da due giorni. Mi ha consigliato il RINOFLUIMUCIL, una specie di disgorgante per lavandini al gradevole profumo di zolfo. Sembra di inalare l'intera solfatara di Pozzuoli, ma con soli quattro spruzzi per narice ho trascorso una serata più o meno tranquilla e una notte serena.

Ora il naso è assolutamente libero.



Non è consigliabile assumerlo senza prescrizione, ma se avete una rinite di proporzioni epiche e vi serve qualcosa di simile all'Idraulico liquido, proponetelo al vostro medico, che saprà dirvi se fa al caso vostro. Con meno di sei euro ho risolto il problema.



Effetti collaterali: non potrete baciare il partner per almeno un'oretta, né parlare stando vicino a qualcuno. La puzza di uova marce è insopportabile. Ma tanto, se avete la rinite, almeno VOI non sentirete nulla!
dicembre 01, 2010 dicembre 01, 2010
Oddio, m'è semblato di vedele un liblo!



Non mi piace leggere libri, soprattutto romanzi. E' che non mi piacciono le storie: non riesco ad entrare nel vivo, non ricordo i nomi dei protagonisti e, se sono al cinema, mi annoio al punto di voler scappare a metà, anche se non l'ho mai fatto, pentendomi regolarmente di essere entrato.



Su Facebook da qualche giorno gira una catena con cento titoli di libri, tra i più famosi della letteratura mondiale, nella quale bisogna mettere in neretto i libri letti, in corsivo quelli letti parzialmente e lasciare in carattere piano quelli mai aperti.

Io l'ho fatto "a mente": su cento libri, ne avrei messi in corsivo solo due.



La Bibbia e On the road di Jack Kerouac.



Non chiedetemene il motivo.