Stamattina sono tornati i miei amici dalla vacanza. Dopo tre anni in cui ho vissuto con loro questa splendida esperienza (oddio, l'anno scorso è stato abbastanza traGGico), stavolta mi è mancato sul serio. Mi hanno raccontato sommariamente delle conoscenze che hanno fatto in questa vacanza etilica e allucinogena, delle cazzate, delle urla in piena notte e dei tanghi in balia dei fumi dell'alcool. Ho gioito per loro, sono contento che si siano divertiti... sono allegri, abbronzati, lontani dalle beghe quotidiane. Martedì si ricomincia, ma solo martedì.



Mentre tornavo a casa, dopo una mezz'ora dei loro racconti, mi è venuto in mente un particolare: li stavo perdendo. Il 13 gennaio scorso abbiamo litigato furiosamente, quattro da una parte, io dall'altra. E' finita amaramente, con la richiesta via e-mail della restituzione delle cose che ci eravamo prestati! Uno solo mi faceva da "ponte", il solito "riparo dalla tempesta", ma ho continuato a parlare con lui con i fantasmi degli altri quattro sempre presenti. Con gli altri solo un saluto per la strada, nemmeno una parola oltre al semplice "ciao". Per un lunghissimo mese, quaranta giorni, forse.



E in questo mese ho sofferto le pene dell'inferno: l'organismo si è ribellato alla mia scelta, i dolori mi trapassavano da parte a parte senza tregua. Ho cominciato ad intensificare l'assunzione dei preparati erboristici che prendevo da mesi, ma nulla... Avevo deciso che sarebbe finita con loro, e avrei continuato fino alla fine dei dolori. Dovevo vincere io!



Poi è intervenuto lui, il Deus ex machina della situazione, la mia coscienza buona. Non seguo mai i consigli degli altri, preferisco sbagliare da solo e darmi la colpa, c'è più gusto così. Mi ha visto in quello stato e mi ha consigliato di pensare se ne valesse veramente la pena. Ho resistito alla sua pressione per un paio di settimane, poi ho ceduto. E' stato difficile rompere il ghiaccio con loro, ma ho avuto la sensazione che nulla fosse cambiato... come "congelato" a quel rovinoso 13 gennaio.



Se non fosse stato per lui, non avrei potuto godere ancora dei miei amici, della mia "famiglia", delle loro gioie e della loro compagnia, di tutto quello che rappresentano per me.
Una volta. Una sola volta. Un solo consiglio. Non ho sbagliato.



Chiaro.



L'eccezione - Carmen Consoli