Tutto in una notte:



La mia casa crolla. La mia scala, per la precisione, si trasforma in un cumulo di macerie in cui rovisto alla ricerca di oggetti che mi appartengono. E' giorno, ma poi sembra essere crollata solo la mia stanza, fino al primo piano... ancora detriti, tanti. Mia madre si inerpica fino alla parete rimasta intatta, mi porge il mio armadio (che nella realtà è gigantesco, ma nel sogno è trasformato in una sottiletta marrone) e io, in piedi su una collinetta di calcinacci e mattoni sfatti, lo prendo. E' leggerissimo. Dal giardino quindi mi sposto in casa. Sono nel soggiorno, spaventato: la mia casa è quasi ricostruita. Sento la gatta che mi chiama dal bagno, ma io la raggiungo dal balcone... dove appare una porta finestra dalla quale si entra nel bagno. Mi muovo con cautela, nel timore che il mio peso faccia crollare il balcone. La vedo che annusa in giro, in effetti è tutto rimesso a nuovo, ma io la imprigiono per gioco tra il vetro della porta e la lavatrice.



Mi ritrovo in provincia di Lecce, in un punto imprecisato. Sono in compagnia di Mari e Marc e della mia fida macchinina. Cerco un posto per dormire e mi piazzo in un alberghetto quasi decente. Al mattino, non so come nè perché, devo spostarmi e non so se inseguo o sono rincorso dai due, o forse dobbiamo raggiungere un luogo separatamente. Io in auto e loro a piedi. Dall'albergo imbocco un sottopassaggio a folle velocità, un tunnel sotterraneo fatto di mattoni rossi, soffitti gocciolanti, tra spiragli di luce e piante cascanti... e riemergo, ma loro non ci sono. Allora torno indietro, li vedo arrivare su una strada ENORME, assolata, con due cavalcavia che la attraversano, l'albergo sullo sfondo, una selva di segnali stradali e tanti binari ferroviari (ecco il motivo del sottopassaggio). Li prendo in macchina, ma con l'intenzione di seminarli da qualche parte. Arriviamo su una collinetta a picco sul mare, fa caldissimo e il sole è alto nel cielo. E' l'ingresso di un residence, con un cancello e i citofoni, ma di appartamenti non c'è ombra nel raggio di chilometri. Non c'è ombra, e basta. Scendono dall'auto e rimangono all'ingresso, io faccio manovra tra aiuole e cactus... imbocco il cancello velocissimamente, li scosto e vado via veloce, tra le loro bestemmie.



Il risveglio è affidato a due sfere rompicoglioni.



Chiaro.



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