Il mondo in cui viviamo



Ho sempre sognato un mondo meritocratico, dove chi vale va avanti. Sono profondamente convinto di questo, senza però dimenticare di chi da solo non ce la fa. E' la mia concezione di vita, di convivenza, si potrebbe anche sconfinare nella politica ma non lo faccio. Non qui.



Nella mia vita non ho mai chiesto né cercato raccomandazioni di nessun tipo, e quando mi sono capitate delle occasioni in cui potevo sfruttare conoscenze o altro, ho utilizzato con parsimonia quelle risorse, in punta di piedi. Tutto quello che ho, l'ho creato da solo, con il benevolo aiuto dei miei genitori e dei miei amici più cari.



Dopo quello che mi è accaduto due giorni fa e due settimane fa, mi vien voglia di buttare tutto all'aria, di rinnegare l'integrità morale che mi ha sempre contraddistinto, di fare il furbo per gli anni a venire in modo da recuperare un po' di strada persa.
Ho constatato che sempre più, e per ragioni sempre più futili, si fa ricorso alla raccomandazione, alla spintarella, al "calcio in culo". E' una cosa che mi fa rabbrividire, anche a quaranta gradi all'ombra!



Parliamo del caso concreto, altrimenti ci perdiamo.
Sicuramente non mi reputo Frank Sinatra, ma canto molto bene, e chi mi conosce lo sa ed apprezza. Ho partecipato a due concorsi di musica leggera a livello locale e in entrambi i casi sono stato preceduto in classifica, e quindi eliminato, dalle stesse due persone. Ebbene, il primo dei due concorsi è notoriamente pilotato, con tanto di successivo sputtanamento di tutti i retroscena, edizione dopo edizione. Ma il secondo?!
Ho conosciuto personalmente l'organizzatore e ritengo sia stato bravamente scavalcato nella "segnalazione": i due aspiranti cantanti (no, non è un refuso: nel loro caso si parla ancora di ricerca di intonazione, impostazione della voce e interpretazione... e gli altri erano più o meno tutti allo stesso livello: da inorridire!) con tutta probabilità si sono affannati nella ricerca dei componenti della giuria nei giorni precedenti alla gara e hanno imposto il loro nome, con l'appoggio del loro maestro di canto, I suppose. I due mentecatti sono arrivati prima e secondo, coi miei migliori auguri.



La mia delusione si è trasformata in autentica rabbia quando uno dei membri della giuria, evidentemente sordo e lobotomizzato dai genitori della pulzella, ha cercato di giustificare la classifica con un "essì, ma lei era decisamente una spanna sopra tutti gli altri". Lì, cercando di evitare un travaso di bile che lo avrebbe corroso all'istante, gli ho risposto: "Beh, allora non capisci un cazzo di musica!" e sono andato a prendermi i complimenti dal maestro.



Sono piccole soddisfazioni, amare e fugaci, ma non mi rimangono che quelle.