Tutto in una notte...



 















Avvertenza: come tutti i sogni fatti di pomeriggio (questo in particolare è di poco fa), è abbastanza immaginifico. Segnerò in corsivo quello che non esiste affatto nella realtà.



 















Sono in un appartamento che ricorda molto il mio come collocazione e come divisione interna delle stanze, ma la cucina non ha niente a che vedere con casa mia: ha una parete intera arredata in legno scuro, con alcuni stipi chiusi con semplici vetrate piombate, mi dà fastidio il fatto che sia scura e che nessuno accenda la luce. Non sono solo, c’è Voodoo che mi sta raccontando un po’ di cosine; arriva anche il Darko (credo) e scendiamo per dirigerci al #cacca meet (incontro periodico dei frequentatori del canale #cacca di IRCnet). Ci mettiamo in macchina, io sto dietro e come al solito, se guida Darko, io sto con la coratella in mano perché è un folle. Prima però andiamo in una specie di giardino, dove ci sono delle ragazze che conoscono loro che stanno studiando. Ci accomodiamo e Voodoo mi fa vedere il suo libro di testo: è fotocopiato e come copertina (ALE’! HO AMMAZZATO UNA ZANZARA!!!) ha due radiografie della sua bocca. I denti sono tutti cariati, piombati, devitalizzati, e dice che deve portare le radiografie ad un nuovo dentista; io dico che ho speso 7000 euro per rimettermi la bocca a posto e che mi manca un solo intervento da subire. La ragazza emette un gemito di disappunto!



Ci rimettiamo in auto ma io dico che alle 16.00 devo andare per forza a mangiare e che se alle 16 non c’è nessuno mi deve riaccompagnare (non so affatto dove!), quindi prego il Darko di andare subito dove si tiene il meeting di #cacca. Lui invece continua a fare giri assurdi, ci perdiamo in una stradina brulla e sterrata (evidentemente fa caldissimo, sembra piena estate) dietro all’ospedale. Sta per investire, scherzando, una famigliola che riconosco: due signori anzianotti con 4-5 nipoti e una figlia, penso che siano i nipoti salentini… mi meraviglio che non ci sia l’altra coi suoi figli e il marito; spero che non sia successo nulla. Poi, imboccando una discesa all’ombra subito lì dietro, il Darko, guardando l’orologio (16.30) dice dispiaciuto “Regolo, ti ho fatto perdere il primo”. Io mi indispettisco, quindi parcheggia in fretta e scendiamo.



Mi si affiancano Lea e T. e i due spariscono. Il sole sta tramontando e comincia a far freschetto. Da una macchina parcheggiata accanto a noi, sul lato con la parete di terra e roccia a vista, escono due strumentisti, uno con due strumenti lunghi (sembrano due controfagotti… ma è strano che non li abbia smontati) e uno con un contrabbasso, quest’ultimo nella sua custodia. Stanno per investirci mentre entrano in un cancello rosso-minio e noi cediamo il passo, sedendoci per qualche istante accanto al cancello verde, sotto un pergolato di vigna e glicini. Mi sembra che con noi ci sia un chitarrista con lo strumento nella custodia, ma poi entriamo e scompare anche lui. Dentro ci sono le prove per una festa, forse una trasmissione televisiva, e il cortile sembra avere la forma di quello di casa mia; su un’impalcatura esile e “piramidale” di tubi e assi di legno sono abbarbicati dei tecnici e in cima c’è una sedia da arbitro di tennis con una ragazza che canta al microfono mentre la truccano e la parruccano, ma la cosa più strana è che circondata da una rete piuttosto fitta di plastica verde, tesa in orizzontale intorno a lei, attraverso la quale dal basso una fotografa la riprende variando l’inclinazione della rete (ah, le tecniche moderne!). Ci sediamo sopra una specie di palchetto con tribunetta costruita allo stesso modo e cominciamo a criticare la voce aspra e diseducata della ragazza, una pena, direi! Poi è la volta di un ragazzo che imita Vasco Rossi, però canta da tutt’altra parte, tanto che noi lo vediamo e sentiamo attraverso i maxischermi piantati sui palazzi. Imita talmente pedissequamente che una delle giurate (una bellissima donna bruna sapientemente truccata-e-vestita da troia) dice “Ah, l’ha visto tutto il concerto! Se l’è studiato per farlo uguale!”; ma io penso “che schifo!”. Andiamo via perché si è fatto buio. Mi ritrovo davanti ad un frigorifero pieno di roba nella stessa cucina di prima, con dei pezzi di torta al limone, cioccolato, pastiera messi in verticale in alcuni scomparti (sembravano fatti apposta) sulla destra. Quei pezzi di torta mi hanno fatto venire in mente che era lo stesso assortimento di una volta che andammo al manicomio col gruppo giovanissimi della parrocchia e facemmo ballare la macarena ai vecchietti.