Tutto in una notte...





E’ sera e sto tornando a casa da non so dove. La solita scorciatoia è ora ostruita da un muro di cemento, stranamente vecchio e pieno di erba e muschio, con un paio di grandi alberi di fico che sporgono dalla sommità. Ci rinuncio, quindi, e vado a prendere la macchina. E’ lontana, mi tocca fare un lungo viale spoglio, sul quale ci sono degli operai che lavorano installando fari e panchine (strano modo di lavorare: prima cerchiano con la vernice bianca sul pavè il punto in cui installare e poi, forse, installano) e arando aiuole.


Entro in un bar, voglio aggiustarmi un po’ in bagno. Quando esco, il barista mi guarda sorridendo, mi dice che sta parlando con S.; parlano di suo figlio, e il barista cerca di ricordare il giorno di nascita del bambino. Dice che è nato il primo maggio e che se lo ricorda grazie ad una scommessa. Ride di gusto mentre il cassiere mi prepara un caffè gratis. Mi serve tazzina e piattino su una paletta, ma me lo porge davanti alla cassa, sicché io devo scansare le persone che pagano. La tazza ha decorazioni da cineseria e contiene un caffè lunghissimo e schiumoso con una trentina di smarties colorati che vi galleggiano, di forma oblunga come i confetti. Cerco di assaggiarlo ma tre ragazzini mi fanno spostare ancora di più. Mentre osservo perplesso quella cacata di caffè, uno dei tre paga un caffè con una banconota da 50€; il cassiere lo rimprovera sorridendo, ma lui insiste per farsela cambiare. Io li guardo con aria sufficiente, ma loro cominciano a prendermi in giro, mi toccano mentre bevo (non è una sofferenza, credo che faccia veramente schifo). Cerco di dare un calcio alla mia destra per allontanarli, il cicciobombo con la 50 e un altro se ne vanno, il mingherlino coi capelli a caschetto resta. Fingo di rincorrerlo per spaventarlo ma lui non molla, cerca di darmi un calcio, ma lo blocco per un braccio, mi insulta, cerca di darmi un altro calcio ma io intuisco e gliene do uno anch’io, in piena rotula… che fa un “crac” spaventoso! Si accascia e piange, lo prendo ma cerca di divincolarsi, allora lo blocco con un abbraccio e gli chiedo “Perché fai così?” lui: “Scusa!”. L’abbraccio diventa affettuoso. Io: “Ma fa male?” lui: “No, non più, sto bene” io: “Se vuoi possiamo rivederci, io ogni lunedì sto sempre in chiesa a provare i canti, ti aspetto!” lui sorride e annuisce. L’aiuto ad alzarsi e andiamo via.





Prendo la macchina e imbocco una parallela del viale, anche lì ci sono i lavori in corso! Rallento e oltre i cartelli mobili vedo una serie di lumini gialli e rossi, di quelli da camposanto. Sono disposti davanti all’ingresso di un’ex pizzeria. Dicono che lì sia apparsa la Madonna! Entro con la macchina nella pizzeria spoglia e semideserta e giro per le salette; vedo una sorta di altarino, lì dovrebbe esserci tipo l’intonaco scrostato che sembra la Madonna, ma io non vedo nulla. Torno indietro, in una saletta una decina di persone stanno mangiando la pizza.





Raggiungo non so come uno spazio all’aperto (sembra l’oratorio di una parrocchia della mia città), ci sono enormi alberi di pino, è tutto buio con qualche lampione biancastro acceso in lontananza. Ci sono circa 300 sedie da giardino schierate e occupate perché davanti, su due divani rossi, ci sono due donne che stanno recitando uno sketch comico (lo stile è tipo quello di Fiore di Bulldozer o di Bergonzoni, associazioni di parole omofone o simili). Nel frattempo io ripesco dalla giacca i miei due cellulari perché sono spenti da troppo tempo. Anzi, ricordo pure (cioè RICORDO NEL SOGNO! È abbastanza incredibile!!!) che nel bar uno dei due aveva problemi ad accendersi. Infatti il nochia continua a dare i numeri… Una del pubblico addirittura suggerisce le battute. Finiscono lo sketch e parte l’applauso, io ho ancora i cellulari in mano, blocco i tasti e li rimetto in tasca così comincio ad applaudire anch’io. La comica ringrazia la ragazza del pubblico e dice “basta, basta applausi, silenzio!”, anche un po’ seccata, e guarda me come per dire “sei ormai l’unico cretino che batte le mani”. Mentre esce, mi passa davanti e io la fermo: “Guardi che avevo problemi coi cellulari, ho cominciato dopo ad applaudire e volevo continuare anche da solo per farle capire che mi è piaciuto”. Lei si avvicina molto, è una donna grassoccia con gli occhi chiarissimi, di un celestino limpido, tracce di couperose sul viso, avrà un 45 anni. Mi sorride e si scusa, io: “Beh, vengo da Xxxxxxx, a 45 km da qui, per sentirvi, figuriamoci se non mi deve piacere!”. Lei si commuove per tanta dedizione, mi abbraccia e mi dice “Che bravo figlio che sei!”. Le chiedo se ha figli, mi risponde intristita “Ci proviamo, una botta al giorno!”. Ma si siede e comincia a sparare una raffica di battute sulla parola “BOTta”: “quelli che fanno così si chiamano i BOTteristi, e per impegnarsi meglio vanno a farlo in una love BOT”. Io: “Ma questi sono uomini… come si chiamano le donne? BOTtane!”. Ridiamo di gusto e mi chiede di collaborare al prossimo spett…