Dite la verità...

Non vedevate l'ora che io dedicassi un post a Sanremo di quest'anno! E il post arriva, anche se post...umo.

La vittoria di Povia con "Quando i piccioni fanno oh..." apre scenari semiseri, alcuni per lo meno inquietanti:

- Scene di giubilo per il sottoproletariato italiano per la vittoria della canzone, visto il titolo: "Vorrei avere il becco di un quattrino".
- In tempo di aviaria è un segnale di fiducia per la categoria degli avicoltori colpiti da grave crisi.
- Povia è di origini biscegliesi, dove "piccione" vuol dire "organo genitale femminile". Siete invitati a rileggere il testo della canzone in questa chiave...: l'effetto è esilarante!
- Finalmente dopo il "Trottolino amoroso e du du da da da" di Mietta & Minghi e il "tum tum cià ci pa tupatum" della Salemi, a Sanremo si sente un'onomatopea seria. Aspettiamo ansiosi che qualcuno sdogani pitti e rutti.
- Il caso ha voluto che l'unico cantante che ha potuto esibirsi fuori concorso a Sanremo con una canzone esclusa (perciò inedita), poi abbia vinto l'edizione successiva. E sempre il caso ha voluto che il produttore di questo cantante fosse in trepidante attesa di salire sul palco per la premiazione. Son coincidense, veh!
- L'accento giusto del cognome è Povìa, non Pòvia... manco fosse un impronunciabile cognome sardo!
- E meno male che non gli hanno dato il premio della critica. Sarebbero stati capaci di nominarlo "Bardo delle due Sicilie", pur di mostrargli l'apprezzamento per l'impulso innovativo, copernicano direi, che il Giuseppe nazionale ha dato alla canzone italiana.

Per fortuna il premio "Mia Martini" l'ha vinto la più bella canzone del Festival, la splendida "Un discorso in generale" di Noa, Fava e i Solis String Quartet.

Non oso immaginare QUANTO e PER QUANTO TEMPO verremo martellati con "Dove si va" dei Nomadi, l'unico gruppo che in realtà è un marchio in franchising. E' pericolosamente orecchiabile e perciò potenzialmente neurotossica.

Ma che strano! Mi accorgo ora che sia "Musica e speranza" di Gigi Finizio e i Ragazzi di Scampia, sia "Essere una donna" di Anna Tatangelo sono firmate da Mogol e D'Alessio. I primi avrebbero vinto, ma l'errore è stato di accompagnare il sciur Finizio con 17 musicisti, e si sa che il 17 porta male. Invece ha vinto la Tatangelo, con un testo intriso di perle tipo: "Essere una donna non vuol dire riempire solo una minigonna" e "Ma ti stai sbagliando sai, io non sono una ciliegia".

No, della Oxa non parlo. Ho formulato dei pensieri in proposito, ma ho deciso di non pubblicarne il testo.

Parlo invece della bistrattata Simona Bencini: spero che ora la casalinga di Voghera sappia riconoscerla. Sì, certo, c'è la sensazione che le prime note del ritornello somiglino troppo alla canzone vincitrice dell'anno scorso ("Grido d'amore" dei Matia Bazar), ma per il resto non c'entra niente, fortunatamente.

E infine i giovani. Non le ho sentite tutte, ma... cazzo, fate una canzone decente! Che vi costa?