BOOM!



Un mese dopo l'abbattimento delle Torri Gemelle ero a Roma, in piazza S. Pietro, a cantare per il Papa e per la Rai. Le misure di sicurezza erano rigidissime: poliziotti, cani, metal detector, pass per gli artisti, documenti di identità, zone riservate, sala prove, perquisizioni degli zainetti e mani addosso... era la prima apparizione del Papa in pubblico dopo quell'avvenimento terribile.



Cantavo con tutti gli altri, con le telecamere puntate in faccia, immerso nella musica (altri nella preghiera, ma ciascuno nel suo brodo, ecco...) e pensavo che nei film, quando sta per esplodere una bomba c'è sempre un timer che arriva a zero, l'attentatore che corre al riparo, una miccia che corre scintillando...  Invece lì non ci sarebbe stato niente, nessun avviso, nessun controcampo ad avvisarci di una esplosione.



Così è quando va via la felicità. Ci sei dentro, sei immerso, e improvvisamente un BANG, un BOOM ed essa svanisce. Nel cratere della nostra anima, se sopravviviamo, il compito arduo è sempre quello di spazzar via le macerie e ricostruire la nostra felicità.



Io non credo affatto che non si può essere felici. Gli impedimenti tra noi e la felicità sono due:

- non sappiamo com'è fatta, quindi finché non viene a mancarci completamente non riusciamo a capire quello che abbiamo.

- pensiamo che sia talmente grande e lontana che per raggiungerla ci voglia chissà quale sforzo sovrumano e non ci accorgiamo delle piccole cose quotidiane che ci illuminano la vita.



E se decidessimo di essere tutti felici, senza BANG o BOOM?