Durante l'ultima puntata di Amici c'è stata una sfida tra due ballerine; le due sciapite hanno cantato "Un'emozione da poco" di Anna Oxa. Mi hanno tirato fuori dalla mia tana-stanza, sembravano urla di aiuto, come se le stessero strozzando, sebbene la canzone non fosse in tonalità originale.
Ho dato uno sguardo alla scheda personale delle due e mi sono sentito in dovere di "scusarmi" con le orecchie di mia madre, che probabilmente non ha afferrato benissimo il meccanismo del gioco (!), spiegandole che erano due ballerine, quindi il canto non era la materia preferita... con questo sottintendendo che cantare non era proprio affare loro!
Subito dopo ha cantato un ragazzo, appena decentemente, ed è stato aggredito da una ragazza del pubblico, la quale diceva che il tizio non aveva stile né tecnica vocale e secondo lei era il peggior cantante passato da Amici. Mia madre non era d'accordo perché a lei la canzone piaceva.



Questo è solo un preambolo. Il problema vero è che ci siamo talmente assuefatti a queste sciacquette e a questi buzzurri che appena uno è vagamente intonato diventa un cantante. A Sanremo si è visto in modo lampante: fino all'anno scorso il record delle stonature era appannaggio delle Lollipop. Quest'anno non avrei saputo a chi assegnare il titolo, fermo restando che la più bella canzone del Festival era la peggio cantata (Pacifico - Solo un sogno).
Michael Bublè, tanta pubblicità, "il nuovo Frank Sinatra" dicono. L'ho sentito, non ha affatto la stessa intensità di Sinatra (credo che ne nasca uno ogni millennio, quindi siete avvertiti: prima di sparare paragoni, accertatevi che sia della generazione giusta!), non ha lo stesso carisma, e nemmeno una tecnica cristallina. Ottima e patinata scelta di marketing, con lui brillantinato, lampadato, retrò... ma non una pietra miliare della musica internazionale.
Però mi danno speranza: se ce l'hanno fatta loro, potrei farcela anch'io. Basta vendere il culo.