La prima cosa bella di sabato 21 marzo 2020, primavera, è la persona con cui condividete questa stagione segregata.
Amatela, ringraziatela, poteva andarvi male, poteva toccarvi, chessò, Pablo Neruda. Il poeta era un grand’uomo, ma non facile come coinquilino forzato. Nel romanzo "Lungo petalo di mare" Isabel Allende lo immagina, per motivi di sicurezza, recluso in un piccolo appartamento con la seconda moglie, Delia. Lei aveva rinunciato a tutto, anche all’arte, per stargli vicino, ma lui dava di matto, girava come un animale in gabbia tra le quattro mura, con la barba lunga “declamando con lugubre intonazione versi antichi e altri incompleti”.
Nella realtà Neruda, vecchio e malato, si chiuse davvero nella meravigliosa casa sul mare a Isla Negra con la terza moglie Matilde. Non fu un compagno migliore. Oltre a dare di matto, declamare, bere a tutto spiano, fumare e imprecare, lei lo sorprese dalla finestra a letto con la propria nipote venuta in visita di gran cortesia. E tuttavia in quei domestici inferni scriveva versi che oggi potete donare alla persona che avete accanto, che state riscoprendo o ancor più valutando e con la quale sareste perfino disposti a restare così, fino alla fine dei giorni: “In questo territorio, dai tuoi piedi alla tua fronte, camminando, camminando, camminando, passerò la mia vita”.

(Gabriele Romagnoli su Repubblica.it)