settembre 06, 2010 settembre 06, 2010
E una storia va a puttane, sapessi andarci io...

Ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere), ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca... E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! (C. Chaplin)
6 settembre 2010

La lezione più importante della mia vita


Per quanto mi sforzi, per quanto dure siano le mie decisioni e rigorosi i miei comportamenti, non riuscirò MAI a cambiare una virgola della mia vita.

Tanto vale che me la godo.


P.S.: Siete una manica di puttane troie arroganti bagasce succhiacazzi meschine sfogaciole bocchinare frustrate ninfomani latrine cerebrolese sfondate! E anche zoccole.
settembre 05, 2010 settembre 05, 2010
Il Maestro vi spiazza tutti!



Ascolta il rullante all'inizio della sinfonia de La gazza ladra di Gioacchino Rossini.
Nella partitura originale non esiste: Rossini scrisse questo brano la notte prima della Prima perché aveva paura che gliela copiassero. Tra l'altro, è un brano insolitamente lungo per essere un'ouverture.
I suoi detrattori, numerosi per l'epoca, gli prepararono un'imboscata: comprarono i biglietti per il teatro e si sedettero tutti insieme per interrompere l'ouverture alla prima nota.

Egli venne a conoscenza di questa cosa e, appunto, decise qualche minuto prima di entrare che l'inizio non sarebbe stata una "nota" ma una serie di colpi. Ecco il motivo degli inediti tre rulli iniziali, con la sinfonia che inizia all'improvviso a metà del terzo.

La combriccola rimase talmente stupita da questa cosa che mancò la plateale contestazione e la Prima ebbe uno strabiliante successo.
D'altronde, Rossini è sempre Rossini!
settembre 03, 2010 settembre 03, 2010
Mission impossible

"Mai correre dietro alle persone che stanno bene anche senza di te.
Occorre aprire gli occhi e disilludersi a volte anche se fa male."
settembre 02, 2010 settembre 02, 2010
Prima di impazzire, prima di impazzire, prima di impazzire, prima di impazzire...


agosto 30, 2010 agosto 30, 2010
(E, dopo millant'anni, torna la richiestissima rubrica sui miei sogni da psicopatico. Ebbene sì, nel giro di tre anni questa è solo la terza volta che ricordo un sogno... E CHE SOGNO! Vi pentirete di averlo letto!)

Tutto in una notte

E' notte. Sono per strada, alle spalle del mio palazzo in infradito, boxer bianchi e maglietta bianca. Non so da dove torno né dove sto andando, ma trovo acceso il locale accanto al mio garage (che nella realtè ospita un supermercato): è la stanzetta di O., che canta, suona, si fa la doccia... pare tutto insieme, e questo mi incuriosisce, poiché rimango a guardare la luce accesa attraverso la finestrella.
Sento arrivare qualcuno dal garage e mi ricordo di essere seminudo, cerco di scappare, ma è troppo tardi: una bellissima donna in nero sale ma io la evito scostante, non so nemmeno se la saluto. Davanti al portone chiuso del garage mi accorgo anche di non avere le chiavi. Ma che...?! Anche O. sta scendendo e non voglio farmi vedere! Alla disperata, abbasso la maniglia... E SI APRE! Corro dentro, ma il garage è stranamente popolato.
Ci sono due ragazzi e un gatto che non mi guardano e io, sempre perché sono seminudo, cerco di passare tra le (poche) auto per raggiungere il mio stanzino. Sto per aprire la porta, quando arriva una ciurma incredibile di ragazzi, saranno stati una trentina o anche più, di tutti i tipi, le altezze, i colori... guidati da un bel ventenne con modi da capetto. Mi passano davanti ed entrano tutti nello stanzino. Io dico che quello è roba mia, ma dal loro confabulare capisco che è successo qualcosa di grave.
Mi affaccio nello stanzino... e infatti è molto diverso da com'è in realtà: gigantesco, luminosissimo, dipinto di fresco tutto di rosa, con ancora le strisce di vernice, con diversi mobili dall'aria molto preziosa in noce e radica, una specie di mobile da sagrestia sulla sinistra... continuo a sentire che la gente confabula su morti, feriti, mia madre, un'altra persona... io penso subito ad un incendio e voglio solo tornare a casa per capire meglio.

No, non vado a casa, ma mi portano in uno squallido posto a metà strada tra ospedale, convento e convitto: tutto pulito e lucido ma completamente deserto, con corridoi di macadam incerato, volte altissime e grandi finestroni.
Sono in uno studiolo con il parroco e una donna. Già a vederlo, il tizio, mi si è rivoltato lo stomaco, ma mi sforzo di essere gentile e chiedo cos'è successo.
Lei mi chiede di aver pazienza, perché sarà lui a dirmelo. Il parroco intanto armeggia con una specie di lettore CD/MP3 dalla forma stranissima: ha una ribalta azzurra davanti che probabilmente contiene gli altoparlanti e bisogna tenerla alzata per ascoltare. Mi dice di ascoltare questo brano (capisco che è Little star di Madonna, in una versione remix da schifo) e poi ne avremmo parlato.
Ascolto per qualche secondo, ma poi chiedo di andare in bagno - evidentemente anche solo a rivederlo in sogno il mio intestino si ribella! Mi portano alla fine del corridoio e c'è una grande vetrata che dà su un cortile interno (nella realtà è simile all'ospedale della mia città). Il parroco dice: "Guardalo, anche lui [parole incomprensibili]", io non capisco, non so dove/chi guardare. "Il cane!" dice... e io metto a fuoco meglio, oltre il sole e il riflesso sul vetro e vedo un molosso "sorridente" dall'altra parte. Io mi spavento perché è veramente molto grande e torno a cercare il bagno.
Lo trovo, ma è uno stanzone gigantesco, assolato, nel quale immagino che i "box" siano più che roventi... ed è popolato da donne perché sento parlare. Rinuncio al bagno e, sempre con la canzone nelle orecchie, torno allo studiolo.
"E' successo qualcosa a mia madre!"
"Sì, lei non c'è più"
"Ma cos'è successo? Sono qui perché non devo saperlo? Non saprò mai quello che è successo, vero?"


E poi il risveglio. Segue Maalox per tutti.
Metafora calcistica - Message in a bottle

Se giochi sempre in difesa, non aspettarti risultato migliore di un pareggio. Non attendere che gli altri mutino gli schieramenti per calcolare la tattica migliore.
A volte le partite vanno vinte. CERTE partite vanno giocate e vinte.

Per tutto te stesso e a volte anche per gli altri, devi farlo.
agosto 28, 2010 agosto 28, 2010
Inversione a U

Capita a volte che i pensieri marcino da soli, in ordine sparso, ciascuno per proprio conto nella mia testolina ed ogni tentativo di sistemarli, regolarli, pettinarli, dar loro una parvenza d'ordine sembra vano.
Poi ad un tratto, tutti questi ometti vestiti con colori diversi invertono la loro marcia: si girano dall'altra parte e cominciano ad andare nella strada appena percorsa.

"Toh, questa strada la conosco già. Qui c'è l'omino verde come me che mi ha urtato ieri. Vediamo se lo ritrovo."

E si ritrovano. A volte si incazzano, ma più spesso fanno amicizia. Scelgono uno dei due percorsi e fanno un po' di strada insieme, si tengono per mano e cercano compagnia.

"Ehi, ma quello non è verde come noi?" "Ma va, che dici... sembra slavato, quasi celestino, ecco!" "Dai, prendiamolo con noi!" "Evvabbene, ma solo perché lo dici tu, che sei verde come me e mi fido!"

E ci sono due pensieri verdi e uno slavato. E vanno per la strada che uno dei tre conosce già.

Alla fine si forma un arcobaleno di omini più o meno tinti o slavati che percorrono un'unica strada. Agli omini non interessa che quella sia la strada giusta e non sanno dove porta - tranne uno, ma sta pomiciando con quella biondina giallo oro niente male!


Ecco, non m'importa dove sarò domani, ma voglio arrivarci con tutto me stesso. E, per farlo, ho bisogno di essere in pace, non in guerra.
Che tu sia profeta!

Il nostro sole non ha un vero nome. Sole è un termine generico che si riferisce a miliardi di stelle. Ti invito a trovargli un nomignolo o un appellativo come “Big singer”, “Aurora rex”, “Joy shouter” o “Renaldo”.
Spero che questo esercizio ti metterà nello stato d’animo giusto per dare un nome agli oggetti non identificati della tua vita, come i misteriosi sentimenti che ti turbinano dentro, il desiderio di esperienze che ancora non hai fatto o il sogno di quegli inafferrabili momenti di felicità di cui hai tanto bisogno.


Dall'oroscopo di R. Brezsny (internazionale.it)